La situazione di Hong Kong rimane sempre di stretta attualità: di recente Pechino ha espulso quattro parlamentari dell’opposizione e altri quindici si sono dimessi. Non c’è quindi opposizione e continua l’applicazione, in maniera subdola ma invasiva, della legge sulla sicurezza nazionale, utilizzata per opprimere una rivolta popolare pacifica. La presentazione di due libri sulla metropoli asiatica è stata l’occasione per parlare anche dei fatti più recenti.

Introdotti da Gianni Criveller, teologo, a lungo missionario a Hong Kong, sono stati ospiti dell’incontro in diretta streaming Lisa Jucca, editorialista per Reuters Breakingviews, esperta di finanza ed economia, già caporedattore da Hong Kong e premiata in più occasioni per i suoi studi sulla Cina, e Nicola Longobardi, fotografo che si occupa di reportage in ambito sanitario, ambientale e politico, soprattutto in Europa e in Asia.

Jucca è l’autrice di 30 giorni ad Hong Kong – Frammenti di una protesta, un reportage che racconta i giorni più violenti degli scontri tra popolazione ed establishment. In Be Water – Iconografia di una protesta, Longobardi ha raccolto i ritratti dei manifestanti, documentando il carattere trasversale della contestazione.

Hong Kong era un laboratorio di libertà e di democrazia, una speranza per l’intera Cina, ha detto Criveller, e il principio “un Paese, due sistemi” creato da Deng Xiaoping era una speranza per l’intera Asia.

Lisa Jucca ha vissuto a Hong Kong dal 2014 al 2017. Appena arrivata è scoppiata la protesta degli ombrelli, 70 giorni di rivoluzione pacifica che hanno coinvolto gli abitanti e bloccato la città per chiedere maggiore democrazia e il suffragio universale. Una protesta civile ma finita nel nulla, con i manifestanti sgomberati e le richieste mai soddisfatte, ha spiegato la giornalista. Nel 2019, il capo politico di Hong Kong ha proposto la legge che consentiva l’estradizione in Cina per alcuni reati. Hong Kong ha infatti un regime separato per la giustizia e in Cina i tribunali sono quasi sempre legati al partito. Ciò ha provocato una reazione della popolazione ma le proteste pacifiche non hanno trovato ascolto. Sono scoppiate pertanto manifestazioni quotidiane e continue che hanno portato a scontri con la polizia. “Con il libro volevo dare voce alla società di Hong Kong. Ho ascoltato le ragioni di chi protestava e di chi era solidale con la polizia – ha detto Lisa Jucca – quello che ho raccontato è una testimonianza degli ultimi giorni di semiautonomia. Ormai il potere giudiziario è quasi esautorato e la situazione è precipitata. Hong Kong è vista come una città ribelle che ha osato sfidare l’autorità centrale”.

La giornalista ha sottolineato la voglia di partecipazione della popolazione: centinaia di migliaia di persone spendevano il loro poco tempo libero nel manifestare un dissenso civico, gli studenti sono stati una parte molto attiva pur rischiando diversi anni di carcere.

Nicola Longobardi ha spiegato come gli abitanti di Hong Kong si sentivano tutelati dal sistema giuridico indipendente, ma con la nuova proposta i legge un cittadino sarebbe potuto essere processato in Cina.

“Il movimento era descritto come una protesta di un gruppo di studenti viziati che protestavano contro Pechino, ma le strade erano piene di persone di ogni estrazione – ha detto il fotografo – Ho avuto l’idea di fare ritratti isolando le persone fotografate in strada e mettendole su un fondo bianco, una sorta di catalogo per fare un documento che evidenziasse la differenza tra le persone”. Mostrando le foto, Longobardi ha spiegato che persone portano le maschere perché non volevano essere riconoscibili.

Nel dibattito si è discusso del ruolo di Hong Kong come polo finanziario dell’Asia: la città è in crisi economica, i capitali possono entrare e uscire liberamente, al contrario della Cina, la moneta è liberamente scambiata su tutti i mercati internazionali, gli investitori internazionali chiedono però certezza dei diritto. La città diventerà un centro dove circoleranno soprattutto capitali cinesi. Arrivano professionisti della Cina popolare assunti a Hong Kong per la loro conoscenza del mondo di provenienza. “Hong Kong non scomparirà ma è in declino” ha concluso Jucca.