La paura è una delle emozioni più diffuse e che si prova più volte nel corso della vita. Cosa succede nel nostro corpo e nel nostro cervello quando proviamo paura? A cosa servono le risposte corporee (come l’aumento del battito cardiaco e della frequenza del respiro) e i comportamenti (come la fuga o l’aggressione) che compaiono quando siamo spaventati? Dove vengono formati e conservati nel cervello i ricordi delle esperienze traumatiche? E perché questi processi possono talvolta portare a vere e proprie patologie?

A questi quesiti le moderne neuroscienze stanno cercando di dare delle risposte. E di questo parlerà al Caffè Scienza di lunedì 25 gennaio alle 18, in diretta streaming sul nostro sito, sulla pagina Facebook e sul canale YouTube dell’Associazione Cultura e Sviluppo, il professor Benedetto Sacchetti.

Dagli studi emerge che le risposte corporee e i comportamenti che l’uomo mette in atto in presenza di pericoli sono comuni anche agli altri animali, in quanto consentono di fronteggiare nella maniera più efficace i pericoli stessi. L’uomo non solo ha ereditato dagli altri animali le risposte e i comportamenti che caratterizzano la paura, ma anche e soprattutto i circuiti che nel cervello si attivano per far fronte al pericolo stesso. Alterazioni o danni al funzionamento di queste strutture cerebrali possono comportare l’insorgenza di disturbi collegati alla paura e all’ansia, come gli attacchi di panico, l’ansia generalizzata e i disturbi post traumatici da stress.

Benedetto Sacchetti è professore ordinario di Fisiologia presso il Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini” dell’Università di Torino e insegna presso le scuole di Medicina, Biologia e Psicologia. Le sue ricerche sono rivolte all’identificazione dei circuiti cerebrali coinvolti nelle esperienze traumatiche e i risultati ottenuti sono stati pubblicati su riviste internazionali, come Science e Nature. Ha vinto il premio della Società Italiana di Fisiologia come miglior giovane ricercatore italiano e ha ottenuto finanziamenti nazionali ed internazionali, tra cui quelli dell’European Science Foundation, dell’International Brain Research Organization e dell’European Research Council.