“Questa è la tradizionale serata condivisa tra l’Associazione Memorie della Benedicta e Cultura e Sviluppo, dedicata a don Gian Piero Armano per ricordare non solo la sua figura poliedrica ma anche la sua presenza culturale, morale e civile che ha segnato la nostra comunità”: Daniele Borioli, presidente dell’Associazione Memoria della Benedicta, ha introdotto la serata durante la quale si è parlato del senso del patrimonio materiale e immateriale e delle motivazioni a investire per una conservazione e una valorizzazione che superino la retorica del richiamo a un dovere morale indiscutibile ed è stato presentato l’Archivio digitale della Benedicta, realizzato con il finanziamento della Fondazione Social in collaborazione con Isral e Università del Piemonte Orientale.

Luca Dal Pozzolo, co-fondatore della Fondazione Fitzcarraldo e direttore dell’Osservatorio culturale del Piemonte, ha presentato il suo libro, Il patrimonio culturale tra memoria lockdown e futuro. “La Benedicta è un caso paradigmatico dei problemi che riguardano il patrimonio culturale. I fatti drammatici e recenti portano il sito ad essere ricco di valori e di memoria molto importanti. Io detesto la riduzione a cartolina e presepe. Il patrimonio è un portale per entrare nella storia e ha sempre elementi problematici e divisivi. Ridurlo a cartolina nasconde il vero portato del patrimonio, ovvero farci capire come pensavano diversamente secoli o anni fa, le condizioni contestuali in cui avvenivano i fatti, la profondità del tempo” ha spiegato Dal Pozzolo.

La Benedicta è un paradigma importante, è un patrimonio traumatico che non dà pacificazione e rimane iscritto dentro un dramma. Per Dal Pozzolo ricordare vuol dire ricostruire costantemente il fatto per la società attuale e futura. C’è chi non ne capisce l’utilità. Se la declinazione è il dovere morale della conservazione è difficile trovare una motivazione. Si deve invece intendere il patrimonio come la riserva della biodiversità del pensiero nel corso della storia che mostra alternative rispetto agli stessi problemi e traiettorie per il futuro.

“I luoghi sono il portale di accesso delle memorie, incastonate nei luoghi. Se non si investe per conoscere, mantenere e sottrarre all’oblio si ignora il passato e la storia. La manutenzione della memoria ha necessità di un investimento della società locale. I luoghi e le rovine sono importanti per meditare e far emergere che cosa è successo. La potenza del luogo va evocata” ha concluso Dal Pozzolo.

Vittorio Tigrino, docente di Storia Moderna all’Università del Piemonte Orientale, ha poi parlato dell’Archivio digitale della Benedicta. “È una dimensione virtuale positiva in un contesto che ha già una significatività enorme per quello che è successo e quello che conserva. Lo spazio concreto c’era già e non mancava la partecipazione – ha spiegato Tigrino – La digitalizzazione aggiunge qualcosa con base scientifica, storiografica e di riflessione. Serve anche per un’operazione di recupero e messa a disposizione della documentazione. Gli spazi meritano di essere promossi e valorizzati. La memoria e il patrimonio culturale vanno manutenuti. La Benedicta è la concretizzazione di un percorso in questa direzione”.

Lo storico ha ricordato che don Armano è un pezzo della storia della Benedicta ed è parte della comunità.

Chaira Lombardi ha presentato l’Archivio digitale. Oltre che dal pubblico di specialisti che accedono perché già conoscono i fatti e vogliono approfondire, potrà essere utilizzato anche da coloro che non conoscono le dinamiche della vicenda. Sono presenti documenti originali digitalizzati e la geografia della Benedicta con il racconto degli spazi e delle varie memorie.

Si vuole anche far sperimentare ai ragazzi il lavoro dello storico: l’archivio è il primo step. Al momento è stato creato il contenitore poi è stato effettuata una ricognizione delle fonti in rete. Si farà ancora la digitalizzazione del fondo Armano, ricco di testimonianze dirette, e di un altro fondo fotografico per proseguire con la raccolta di fonti sul territorio, di testimonianze e di interviste ai parenti dei partigiani e delle vittime.

In conclusione il regista Maurizio Orlandi ha presentato il suo progetto. “Don Gian Piero Armano è stato un riferimento fondamentale dal punto di vista umano, etico e morale. Grazie a lui ho girato il primo documentario sul rastrellamento, poi ne ho realizzati altri sulla vecchiaia e sulla malattia. Il mio progetto si intitolerà Quattro passi con Gian Piero. L’intenzione è quella di attraversare dal mio punto di vista alcuni mondi, l’infanzia, la giovinezza e la sua famiglia di origine a Spinetta Marengo, la sua esperienza spirituale e sacerdotale, la casa alpina di Gressoney, il monte Tobbio, e poi la malattia”.

Qui potete rivedere l’incontro