Come hanno fatto a vincere i talebani? Con questa domanda si è aperto il primo incontro della nuova stagione dei Giovedì Culturali. Per un tema di stringente attualità, Dall’11 settembre alla vittoria dei talebani, sono intervenuti Domenico Quirico, giornalista e scrittore, inviato de La Stampa, e Dario Fabbri, coordinatore per l’America di Limes – Rivista italiana di geopolitica.

“I talebani hanno vinto perché sono stati pazienti, hanno controllato l’Afghanistan dal 1996 al 2001 poi gli americani li hanno spazzati via. Loro hanno aspettato vent’anni anni lavorando sul terreno, hanno fatto percorrere al tempo storico un cerchio ritornando al 2001. Gli americani e gli alleati sono andati via e i talebani hanno ripreso quello che era già loro con le stesse idee e lo stesso progetto sociale” ha spiegato Quirico.

“Gli americani nel 2001 sono andati in un posto che prima non interessava loro, per inseguire Bin Laden e disarticolare la sua rete che aveva compiuto il colpo terroristico perfetto. Era una buona ragione per loro, erano stati attaccati e hanno reagito. Ma non si sono fermati. Si è aggiunto almeno un altro scopo: fare uscire gli afghani dal medioevo in cui li tenevano i talebani, guidando il Paese verso la democrazia e la globalizzazione. Una parte di afghani ha creduta a queste promesse” ha detto ancora l’inviato della Stampa.

“Ma erano promesse totalmente false, non avevano mai pensato di impegnarsi per trasformare il Paese. La transizione democratica è stata affidata ad un collettivo di signori della guerra, i capi tribali dei gruppi armati che sono serviti agli americani per vincere una guerra a basso costo. Se avessero voluto veramente creare la democrazia si sarebbero dovuti tenere ben lontani da questa gente. Nelle grandi città c’è stata una ‘verniciatura’ di modernità, ma fuori non era cambiato nulla, mancava la luce e l’acqua, c’era la sharia, le elezioni erano truccate. Sono stati rovesciati miliardi di dollari e il denaro è finito nelle tasche dei signori della guerra per comprare armamenti”.

Alla stessa domanda ha risposta anche Diego Fabbri, intervuto in collegamento video: “Hanno vinto i talebani perché gli americani hanno stabilito che non aveva più senso rimanere in Afghanistan. La genesi dell’invasione americana era puramente emotiva dopo l’attacco alle Torri Gemelle. La popolazione pretendeva una reazione massiccia contro chi li aveva attaccati. Si doveva fare un’operazione di polizia militare di intelligence per catturate Bin Laden e i suoi accoliti. L’Afghanistan è un luogo difficile sul piano orografico, non ha infrastrutture, ci sono molteplici etnie, non è una nazione e non si può paragonare ad un paese occidentale. L’individuo non esiste, conta l’appartenenza al clan ed etnica”.

L’America è andata in Afghanistan senza avere idea di cosa avrebbe trovato. Lo scopo diventa l’innesto di democrazia Dopo 10 anni viene ucciso Bin Laden. Gli Stati Uniti erano convinti che rimanere fosse meno doloroso che andarsene. Ci sono anche 90 chilometri di confine con la Cina e l’Afganistan e uno degli snodi fondamentali della nuova “via della seta”. Gli americani sono rimasti pensando di controllare la Cina via terra. “Ma l’opinione pubblica americana non ne poteva più e chiedeva il ritiro definitivo. Andandosene hanno lasciato un “buco nero” agli altri Paesi e non hanno trovato una narrazione decente. Con l’accordo a Doha si lascia il paese ai talebani con la promessa da parte loro di ‘fare i buoni’. Il ritiro è stato disastroso. I talebani hanno preso quasi totalmente il potere. Agli americani non interessa nulla dell’Afghanistan” ha concluso Fabbri.

“Vent’anni non sono stati sufficienti a 34 milioni di persone per diventare l’interesse umano americano. In vent’anni il potente impero americano ha trasformato solo 100 mila persone, ammesse alla modernità, ad esempio gli interpreti dei giornalisti, che poi ha portato via dal Paese. La potenza di conversione è stata nulla – ha detto ancora Quirico – Gli americani hanno perso la guerra. L’Afghanistan è la tomba delle ideologie perché non sono legate all’etica dell’uomo. Volevano modernizzare il Paese colpendolo con i droni? Gli americani tiravano bombe a caso, uccidendo donne e bambini: gli afghani potevano affezionarsi? Per ogni vittima innocente venivano pagati con il valore di una pecora, perché considerati un popolo di pastori. Questa è stata la guerra in Afghanistan”.

Qui potete rivedere l’incontro: